Cerro torre e sorelle dalla vetta del Cerro Rincon. 2013. (f. Thomas Franchini)

Cerro Torre, West face, via dei Ragni

Cerro Torre is certainly one of the most beautiful mountains in the world and the “via dei Ragni” has no equal for location, climbing quality and panorama. Certainly finds a place in the dream list of every ice climber.

[TRADURRE] “Il Cerro Torre ha molte vie di alta qualità però tutte hanno difficoltà mediamente alte, la via dei Ragni è una via fantastica, che dovrebbe essere nella lista dei sogni di tutti gli alpinisti. La formazione di escarcha (funghi) che presenta sono uniche al mondo.” Rolando Garibotti, Patagonia Vertical.

Ossigeno il cervello prima di cominciare la discesa (ph. Marcello Cominetti)

La via dei Ragni al Torre è una delle più belle vie di ghiaccio al mondo, l’esposizione a 180° sullo Hielo Continental, la bellezza e qualità della scalata sono superlative. Non conosco un’altra via di ghiaccio che invece di svilupparsi in un canalone sale su una dorsale, una cresta.
Contrariamente al pensiero comune, in buone condizioni non è una scalata estrema. Dal punto di vista tecnico è alla portata di buoni ghiacciatori, allenati aerobicamente e in grado di scalare WI5.

Rispetto ad esempio al Fitz Roy dopo un periodo di brutto tempo non ha bisogno di molte giornate di bello per “pulirsi”, è sufficiente una “finestra” di bel tempo di due giorni sicuri per tentare la scalata. I tiri difficili sono tre: il salto-camino che porta all’Elmo (alle volte non è poi così impegnativo), la headwall (un muro continuo di 45m ma su buon ghiaccio) e il fungo finale, che può richiedere mezz’ora di arrampicata come essere insuperabile, a seconda delle condizioni. Se si ha la fortuna di non essere i primi della stagione e di trovare il tunnel scavato le cose si semplificano. Una scalata al Cerro Torre è agli antipodi rispetto a una spedizione commerciale a un 8000 e anche il tipo di persone che attrae è differente. Qui non si può contare su corde fisse, sherpa e bombole di ossigeno, è una sfida ad armi pari con la montagna.

Uros Stanonik alle prese con il secondo fungo di ghiaccio. (ph. Francesco Salvaterra)

La logistica per questa salita è piuttosto complessa e va aggiustata in base alla meteo. Generalmente prevede un roundtrip da El Chaltèn di circa 6 giorni, accedendo al versante O della cordigliera preferibilmente dal Passo Marconi sia all’andata che al ritorno. A grandi linee il programma potrebbe essere: G1 El Chaltèn, lago Electrico (Plajita) 6-7 ore, G2 Campo sullo Hielo 10-11 ore G3 Bivacco in tenda sull’Helmo 10-12 ore, G4 Cima e discesa fino al filo rosso 14-16 ore G5 Piedra del Fraile 12-14h G6 El Chaltèn 3h.

La cordata può essere organizzata in varia maniera: due guide con un alpinista (la soluzione che permette maggiore margine di sicurezza e maggiori probabilità di successo), due guide con un alpinista (o due) per guida (le due cordate si muovono parallelamente lungo la salita), due alpinisti con una guida, un alpinista e una guida, un alpinista con una guida e un assistente che aspetta alla base della parete.

Ho salito questa via una volta fino in vetta (accompagnando un cliente con Marcello Cominetti, clicca qui per il racconto) e una l’anno prima arrivando a 30 metri dalla cima, sono pratico dei dintorni perché nei vari tentativi alla Ovest della Torre Egger con Ermanno Salvaterra abbiamo passato più di due mesi nella zona del Circolo de Los Altares.

Tariffa: 5500€ di quota fissa ai quali vanno aggiunti 2500€ per cima o tentativo importante.
Dettagli: una guida e un cliente, 14 giorni totali, alla tariffa vanno aggiunte le spese. Chiedi un preventivo completo.


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